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EFFICIENZA DI UN IMPIANTO FRIGORIFERO NELLA SOSTITUZIONE DELL'R22
CON FLUIDI HFC
V.
La Rocca, G. Panno -
Università degli Studi di Palermo, Dip. dell'Energia
A. Messineo - Università degli Studi di Enna "Kore",
Facoltà di Ingegneria e Architettura
Lo studio sperimentale affrontato si pone
come obiettivo il confronto delle prestazioni di un impianto
frigorifero esistente, funzionante con R22, allorché
quest’ultimo viene sostituito con fluidi HFC nel rispetto del
Regolamento 2037/2000. In particolare è stata valutata
l’efficienza dell’impianto funzionante prima con R22 e poi con i
fluidi HFC R417A, R407C e R404A. L’analisi sperimentale ha
consentito di verificare che, malgrado la facilità di
sostituzione con i fluidi HFC provati, non si ottengono le
stesse prestazioni dell’R22, bensì l’efficienza subisce
penalizzazioni.
INTRODUZIONE
Il Regolamento (CE) N. 2037/2000
sulle sostanze che riducono lo
strato di ozono prevede, fra l’altro, che nessun produttore o
importatore potrà immettere sul mercato o potrà usare per
proprio conto HCFC dopo il 31 dicembre 2009 [1]. Fra i fluidi in
grado di sostituire gli HCFC i più adoperati sono gli HFC. La
sostituzione degli HCFC mediante gli HFC fluidi sintetici
refrigeranti privi di azioni dannose nei confronti dello strato
di ozono, in quanto non contenenti cloro, pone altri problemi.
Ed infatti gli HFC concorrono, come gli HCFC, al riscaldamento
globale del nostro pianeta sia come contributo diretto sia come
contributo indiretto. Poiché gli HFC hanno un effetto serra
diretto elevato, è necessario preliminarmente contenere al
minimo le perdite dagli impianti e quindi orientarsi verso la
scelta di HFC con minor effetto serra.
L’HCFC più largamente adoperato negli
impianti frigoriferi e negli impianti di condizionamento è stato
l’R22. La sua messa al bando impone la scelta di soluzioni
alternative che vanno dalla riprogettazione del sistema per
l’impiego di un fluido naturale a quella di continuare ad
operare con lo stesso impianto adoperando fluidi sostitutivi
privi di azioni nocive sullo strato di ozono (ODP = 0), a basso
o nullo GWP ed in grado di operare negli impianti esistenti
funzionanti ad R22 con buona efficienza e senza dover ricorrere
a laboriose operazioni di retrofit che prevedono il cambio
dell’olio lubrificante e di componenti dell’impianto
frigorifero. Esistono in letteratura molti lavori sia teorici
che sperimentali relativi alla sostituzione dell’R22 degli
impianti esistenti e sui risultati derivanti da questa
sostituzione [2-10].
In questo lavoro abbiamo voluto verificare,
sperimentalmente, la validità della sostituzione dell’R22 con i
fluidi HFC R417A, R407C e R404A. A tal fine è stato utilizzato
un impianto sperimentale realizzato presso il laboratorio di
Tecnica del Freddo del Dipartimento dell’Energia dell’Università
di Palermo.
I risultati ottenuti consentono di attuare,
sulla base dei dati misurati e calcolati, un confronto fra le
prestazioni dell’R22 e quelle degli HFC esaminati e di
verificare se questa sostituzione può comportare implicazioni
negative in termini di efficienza energetica e rispetto
dell’ambiente.
IMPIANTO DI PROVA
Nella Fig. 1 viene riportato lo schema di
insieme dell’impianto sperimentale utilizzato per le prove. Esso
è costituito essenzialmente da un impianto a compressione di
vapore saturo dotato di un compressore alternativo a quattro
cilindri della capacità volumetrica di 32.54 m3/h.
La condensazione del fluido di lavoro si realizza trasferendo
energia termica all’ambiente esterno mediante un condensatore
costituito da una batteria alettata ad aria. Il carico
frigorifero è costituito da una soluzione acqua – glicole
etilenico (10% in massa) che viene riscaldata per mezzo di una
caldaia a gas e viene poi inviata all’evaporatore.
L’impianto per eseguire le prove
sperimentali si compone di due parti: la prima parte comprende
l’impianto frigorifero costituito da compressore alternativo
semiermetico, separatore d’olio, condensatore ad aria,
ricevitore di liquido, filtro a cartuccia, valvola laminatrice
termostatica ed evaporatore di tipo coassiale. La seconda parte
è costituita dal circuito adibito alla produzione del carico
termico da avviare all’evaporatore. Esso si compone di una
caldaia murale a gas che riscalda una miscela di acqua e glicol
etilenico, di un dispositivo di accumulo del fluido, di una
valvola di regolazione a tre vie e di una pompa di circolazione.
Tutto l’impianto è dotato della strumentazione necessaria per
l’acquisizione on-line dei principali parametri operativi quali
temperature, pressioni e portata di fluido.
Fig.1:
Schema dell’impianto sperimentale.
Per quanto attiene al fluido di lavoro, sono
misurate e registrate pressione e temperatura nelle sezioni di
ingresso e di uscita di ciascun componente dell’impianto. La
portata massica viene rilevata all’uscita del ricevitore di
liquido posto a valle del condensatore.
I valori di temperatura vengono rilevati
mediante termocoppie del tipo T (rame-costantana), mentre i
valori di pressione vengono rilevati da trasduttori di tipo
piezoelettrici che convertono la grandezza misurata in un
segnale standard di tensione 1 ÷ 5 Volt.
Per la misura delle portate si è fatto uso
di due diversi strumenti: nel circuito di refrigerazione è stato
utilizzato un misuratore di portata massica ad effetto Coriolis,
mentre nel circuito attraversato dalla miscela acqua-glicole si
è fatto ricorso ad un flussometro a turbina. I valori misurati
delle diverse grandezze vengono registrati ed elaborati da un
sistema di acquisizione dati comprendente un data logger a
trenta canali ed un personal computer.
La potenza termica da smaltire
sull’evaporatore viene simulata attraverso il circuito
dell’acqua glicolata. A tal fine vengono misurati la portata
massica del fluido e le relative temperature nelle sezioni di
ingresso e di uscita dell’evaporatore. Nella Tab. 1 sono
riportate le caratteristiche dei componenti principali
dell’impianto frigorifero, mentre
Tab. 1:
Principali caratteristiche di alcuni
componenti dell’impianto.
Tab. 2:
Principali caratteristiche dei fluidi
refrigeranti utilizzati nelle prove
Nella Tab. 3 sono riportate le
caratteristiche degli strumenti di misura montati sull’impianto.
L’isolamento termico degli scambiatori di calore e del
ricevitore di liquido è stato realizzato mediante lastre in
elastomero espanso a base di gomma sintetica (Armaflex) dello
spessore di
Tab. 3:
Strumenti di misura montati
nell’impianto.
PROCEDURE DI PROVA
Obiettivo delle prove sperimentali eseguite
è stato quello di determinare il comportamento reale
dell’impianto frigorifero al variare della tipologia di fluido
utilizzato. E’ possibile in tal modo ottenere informazioni
adeguate sull’efficienza dell’impianto nelle varie condizioni di
impiego sostituendo l’R22 con i fluidi alternativi. Le prove
eseguite hanno la finalità di fornire indicazioni sulle
prestazioni dell’impianto frigorifero progettato e realizzato
per funzionare con R22, allorché esso viene sostituito con altri
fluidi HFC.
Per le prove è stata
utilizzata sempre la stessa valvola laminatrice termostatica,
dotata di equalizzazione esterna della pressione, cambiando
soltanto l’orifizio di passaggio, al variare del fluido, per
evitare pendolamenti della stessa durante il funzionamento.
Mediante una differente regolazione della valvola laminatrice si
è imposto un ben determinato valore del surriscaldamento del
fluido (Δts
=
Le prove eseguite hanno simulato una
situazione reale, congruente con le specifiche tecniche
dell’evaporatore. La soluzione acqua-glicole in ingresso
all’evaporatore viene mantenuta ad una temperatura costante di
La portata è stata scelta in un determinato
range in modo da ottenere valori di temperatura di uscita della
soluzione acqua-glicole in un intervallo compreso tra 4 e
Le prove sono state eseguite dopo avere
raggiunto condizioni di funzionamento in regime permanente. Le
grandezze controllate per verificare le suddette condizioni sono
pressione e temperatura nelle sezioni di ingresso ed uscita
dall’evaporatore. Sono state considerate condizioni di regime
quando le variazioni di temperatura sono state inferiori a
Per ogni fluido provato sono stati rilevati
i valori di pressione e temperatura nei punti fondamentali del
ciclo e sono stati letti, sulle tabelle che riportano le
proprietà termodinamiche di ogni fluido, i valori di entalpia
corrispondenti, necessari per il calcolo del COP. Al variare del
fluido di lavoro (R22, R417A, R407C e R404A) è stato cambiato
l’assetto della valvola termostatica mediante la sostituzione
dell’orifizio in relazione al fluido impiegato per la prova.
RISULTATI SPERIMENTALI
Al fine di verificare il buon funzionamento
tutto l’impianto ha lavorato preliminarmente con R22 in diverse
condizioni di esercizio. Il bilancio energetico dell’evaporatore
è stato condotto valutando la potenza termica in esso
trasferita, sia attraverso la variazione di entalpia della
soluzione acqua-glicole sia attraverso la variazione di entalpia
dell’R22 fra le sezioni terminali dello scambiatore.
E’ stato eseguito il confronto per sette
diverse condizioni di prova fra la potenza termica scambiata
lato acqua-glicole e quella ottenuta attraverso la variazione di
entalpia del fluido di lavoro.
Ciò comporta un maggior consumo di energia
che si riflette su un maggiore impatto di carattere ambientale.
A tal fine abbiamo confrontato l’incidenza sull’effetto serra
causato dall’uso dei diversi fluidi frigorigeni, mediante il
calcolo del TEWI.
Fig.
2: Variazione del COP in funzione
della portata dell’acqua glicolata.
Il TEWI è un parametro che tiene conto
dell’effetto serra diretto causato dal rilascio dall’impianto
del fluido frigorigeno e dell’effetto serra indiretto causato
dal rilascio di CO2
nell’impianto in cui viene ottenuta l’energia elettrica
necessaria per far funzionare l’impianto.
L’effetto serra diretto si ottiene
convertendo in kg di CO2
le perdite di refrigerante e moltiplicando la massa totale di
refrigerante emesso per il suo GWP. Si è considerato per il GWP
un ITH pari a 100.
Con riferimento alle esperienze condotte
con il nostro impianto, il contributo diretto all’effetto serra
è stato valutato in base alla quantità dei fluido di lavoro
caricate nell’impianto e stimando la perdita annua di
refrigerante pari al 7% della carica. In Tab. 4 viene riportato
l’effetto serra diretto dei vari fluidi in termini di quantità
annua di kg di CO2
rilasciati nell’ambiente.
Tab. 4:
Effetto serra diretto dei vari fluidi.
L’effetto serra indiretto è:
CO2, i.e.e
= a
× Pot / COP
× N
×
SL
(1)
con:
α =
kg CO2
emesse per kWh generato, Pot = potenza frigorifera
dell’impianto, COP = coefficiente di prestazione, N = ore di
funzionamento per anno, SL = vita utile (anni di funzionamento
dell’impianto). Per valutare CO2,
i.e.e
sono stati adottati
i seguenti valori dei termini sopra
specificati:
α =
0,45 [kg CO2
/ kWh], N = 1000 [h/anno], SL = 15 [anni]. Questo contributo
dipende, fra l’altro, dal COP dell’impianto. Sulla base
dell’andamento del COP, abbiamo calcolato il contributo
indiretto che viene riportato in Fig. 3.
Fig.
3: Effetto serra indiretto in
funzione della portata dell’acqua glicolata.
Infine sommando i due contributi, diretto ed
indiretto, abbiamo calcolato il TEWI relativo ai fluidi,
ottenendo i valori di Fig. 4 ove essi sono riportati in funzione
della portata di fluido secondario.
Fig.
4:
Andamento del TEWI in funzione della portata dell’acqua
glicolata.
5. CONCLUSIONI
Sono state eseguite diverse serie di prove
con il fluido R22 (fluido di riferimento) e con i fluidi R417A,
R407C and R404A. I risultati ottenuti hanno evidenziato una
maggiore efficienza energetica dell’R22 rispetto agli altri
fluidi provati.
I fluidi R417A, R407C and R404A sono
caratterizzati da ODP=0 e negli impianti esistenti possono
facilmente sostituire l’R22 senza cambio di lubrificante, senza
bonifica dei circuiti frigoriferi e senza sostituzione di
componenti accessori. Ciò rende particolarmente semplice
l’operazione di sostituzione che può essere eseguita senza
particolari attrezzature tecniche con costi abbastanza
contenuti.
Purtroppo i valori di COP ottenuti dalle
misure sperimentali evidenziano che la sostituzione di un fluido
puro HCFC qual’è l’R22 risulta non conveniente ai fini
dell’efficienza dell’impianto in quanto le differenti proprietà
termofisiche dei fluidi sostitutivi testati portano a
prestazioni meno soddisfacenti. Ciò dovrebbe indurre ad una
riflessione sull’uso di fluidi alternativi in impianti
esistenti.
Inoltre da un punto di vista ambientale
l’incremento del TEWI può risultare di gran lunga più dannoso
rispetto al danno prodotto dal modesto ODP posseduto dal fluido
originario. Il Regolamento Europeo CE 842/2006 ha stabilito che
fra le varie misure da prendere per migliorare le condizioni
ambientali del nostro pianeta vi è anche quella di contenere
l’incidenza del GWP nel calcolo del TEWI.
In questo contesto diventa una priorità
l’utilizzo di fluidi frigorigeni adeguati ed in grado di
favorire il raggiungimento degli obiettivi previsti che
consistono in un incremento dell’efficienza energetica ed in una
diminuzione dell’impatto ambientale complessivo.